Ogni uno, fecondato, possiede un bagaglio genetico in grado di avviarlo verso una progressiva costruzione di autonomo divenire. Sovente il contesto (educativo, professionale, politico, socioculturale), piuttosto che facilitare questa prospettiva, rema contro. Si corre il rischio, in tal modo, di cristallizzare la crescita in precari stati di dipendenza e disattivare la naturale tendenza ad affrontare la vita attingendo alle personali risorse sensoriali, emotive e mentali.
Carlo Romano narra come, riflettendo e interrogando il suo agire educativo, abbia via via strutturato situazioni di apprendimento in cui ciascuno, a partire dall’esperienza e dal fare, potesse essere protagonista della propria evoluzione. L’incontro con la maieutica reciproca di Danilo Dolci gli fa maturare una visione della formazione proiettata oltre il tradizionale spazio/tempo d’aula: fino ove arriva l’anima di ognuno.
Il prosieguo del racconto descrive come, esplorando l’agire maieutico in un percorso di formazione, sia stato possibile coinvolgere gradualmente oltre l’aula i partecipanti alla pratica riflessiva e all’autonoma produzione di conoscenza.
La narrazione si intreccia con le voci di cinque protagoniste che si interrogano, insieme al formatore, su come – nei diversi contesti di vita e professionali – è possibile generare e reinventare quel clima di reciprocità vissuto in fase di apprendimento, attivare coevoluzione creativa, elaborare nuovo sapere… facendo.
Testimonianze di un divenire che si donano come spunto per il divenire di altre testimonianze.
Qui la copertina del libro